Cecità…..

Breuguel, “la parabola dei ciechi”

Pieter Bruegel il Vecchio _ La parabola del Ciechi_ fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Web_Gallery_of_Art

ho sempre amato questo dipinto…….

ricordo l’emozione che provai quando, in visita al Museo di Capodimonte di Napoli, me lo trovai davanti: io non sono una patita dell’arte pittorica, o meglio non ho mai provato quell’estasi che prende il vero amante della pittura, e al liceo, per quanto la Storia dell’Arte fosse una materia importante, avendo avuto un’insegnante piuttosto “debole” nonostante molto preparata, non ho saputo cogliere, purtroppo, l’opportunità di essere in qualche modo guidata in questo mondo stupefacente pregno di emozioni…….

però ci sono alcuni dipinti che mi arrivano istintivamente dentro l’anima, e “La parabola dei Ciechi” di Breugel è uno di questi.

quando mi ci trovai improvvisamente davanti mi emozionai tantissimo, dal momento che nella mia ignoranza in materia non sapevo che era conservato lì,  e ricordo che non trovai nulla di più ovvio che, le gambe tremanti per lo stupore, sedermi su una delle panchine poste di fronte al dipinto e rimanere lì incantata…..

dopo non ci potevo credere nemmeno io: IO, lì, ferma, in catalessi, per un tempo indefinito e totalmente estranea a tutto ciò che c’era intorno, ad osservare ogni centimetro di quel dipinto, a farlo mio, ad assaporarne ogni sfumatura, fino ad arrivare al punto di uscire da dentro di me e trovarmi io stessa su quell’erba dai colori bruciati e “tristi”,  a guardare impotente da vicino tutti quegli uomini affidarsi l’uno all’altro e cadere irrimediabilmente l’uno dopo l’altro, a condividere la loro drammatica vicenda, la schiena percorsa da un brivido di freddo in pieno agosto, quel freddo che accompagna i più tristi e lugubri pensieri e che nulla ha a che fare con le condizioni meteorologiche…….. 

l’arte è arte non quando lo dice un libro di storia o il Professor Tal dei Tali, ma quando ti emoziona, quando ti coinvolge al punto da trascinarti in un luogo che se fino a quel momento ti era stato estraneo  ti ci immerge tanto da fartelo riconoscere come tuo, anche se quel che ti fa vivere è un senso di soffocamento….. non puoi far altro che assecondare quel che senti e viverlo…..

e stasera sto pensando a Bruno, mio zio, uno dei fratelli di papà …….

Bruno era sordomuto, ma non utilizzava la LIS, il linguaggio dei segni, lui leggeva il labiale e si esprimeva con la voce, una voce gutturale che non riusciva a riprodurre, ovviamente, in modo perfetto i suoni, ma che lo metteva in grado di relazionarsi praticamente con tutti, il che, a mio avviso, in qualche modo gli ha permesso di ridurre, e non poco, quella distanza inevitabile tra lui ed il resto del mondo……

riflettendoci, era l’unico zio che chiamavamo direttamente col nome, senza usare l’appellativo….. chissà perché,  forse il suo carattere gioviale, o forse la sua dolcezza….. boh….. lo ricordo con affetto infinito…..

una volta, parlando delle difficoltà che si incontrano nella quotidianità in una situazione come la sua (parliamo di un tempo in cui i portatori di handicap avevano molte più difficoltà per l’inserimento nella società), Bruno affermò con  decisione che se la sordità crea dei disagi, la cecità, dal suo punto di vista, era un vero e proprio limite: si era soggetti sicuramente ad un maggior numero di truffe e si potevano prendere più facilmente abbagli…… “li imbrogliano”, furono le sue parole…..

io rimasi sconcertata dalla sua affermazione: per me, fruitrice della musica vuoi dal punto di vista dello studio vuoi dal punto di vista amatoriale, il suo handicap era “gravissimo”, perché gli impediva di fruire di una parte importantissima della realtà, di una quantità enorme di sensazioni, nonché di uno dei mezzi più immediati e potenti per trasmettere e condividere emozioni, ma cominciai a riflettere, e non tanto sulla questione in sé, quanto sul fatto che lui, che avrebbe potuto sottolineare la drammaticità della propria difficoltà, non riusciva a non riconoscere la maggior gravità della cecità…..

oggi pensavo alla cecità in termini diversi, ovvero non a quella fisica, piuttosto alla cecità di chi non VUOL vedere o non SA vedere pur essendo dotato degli “appositi strumenti fisici”……

si, la cecità è decisamente terribile anche da un punto di vista metaforico: ti passa sotto gli occhi la verità lampante e non la vedi….. e puoi esser vittima di cantonate davvero strepitose, però……

però c’è anche chi si nasconde dietro la cecità, chi di proposito non vede, o meglio non vuol vedere e fa finta di non vedere per non far saper che vede eccome……

chissà, forse perché sa che, ammettendo di vedere, dovrebbe mettere in atto strategie di combattimento  e non ritiene valga la pena di impiegare le proprie energie per quello scopo……

o ancora, chissà, forse perché in fondo, per quanto sappia che dovrebbe combatterlo, sta più “comodo” in quel che “fa vedere di vedere” piuttosto che in quel che “fa vedere di non vedere” e sceglie di lasciare andare le cose secondo “il destino”…….

……chissà …….

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