quando partorisci “espelli”…..
espelli?
brutta questa parola rispetto alla situazione ma di fatto è quello che avviene: qualcosa esce dal tuo corpo e tu gli dai tutto l’aiuto possibile perché succeda, sai che deve proprio uscire, non può stare più lì, e alla fine non fa più parte di te, quindi “espelli”……
espelli?
io dico di no!…..
io dico che ti sembra che sia successo, ne vivi le conseguenze, il coinvolgimento emotivo e fisico, la gioia, l’ansia, l’incertezza, l’entusiasmo, la paura…..
la paura di non essere all’altezza, la paura di non farcela, la paura che stia male, la paura che si faccia male…..
la paura…..
poi però ti rendi conto che ce la puoi fare e ce la fai davvero e anche se non ce n’è più solo uno, e quindi il tutto aumenta in modo direttamente proporzionale, la paura che si faccia male passa se non altro perché succede talmente tante volte che in sala gessi e al pronto soccorso dove mettono farfalline e punti di sutura ti riconoscono dal passo, e la paura che stia male pure, perché tra bronchiti e attacchi d’asma e sospette appendiciti capisci che non ci puoi aggiungere anche il tuo……
e quindi vai avanti per la tua strada, procedi allegramente in modo quasi spensierato e impari a concentrarti sulla straordinarietà del dono che ti è stato concesso, quello di vederla spuntare la vita e accompagnarla in ogni suo passo, e a tratti ti si accavallano immagini di scarpine ai ferri e stivali numero 46, muffole che si contrappongono a guanti da moto, figurine di Barbie a trousse pluriaccessoriate……..
e vai avanti così finché…..
finché…
finché non comprendi che potrebbe succedere davvero, che potrebbe farsi male davvero, che potrebbe star male davvero…..
e all’improvviso ti rendi conto che quel malessere che serpeggia nel tuo cuore dipende da uno strano meccanismo che si è innescato non sai bene né come né quando: ogni sua ferita ha tracciato una cicatrice profonda sul tuo cuore, ogni suo dolore ha tracciato una cicatrice profonda sul tuo cuore…….
e ti accorgi che queste cicatrici sono talmente tante che il tuo cuore dovrebbe essere ridotto a brandelli!
e scopri che le ferite hanno iniziato a lasciare tracce sin dal giorno in cui hai partorito…..
e allora io dico che non è vero!
quando hai partorito non solo non hai espulso tutto, ma dev’essere rimasto un frammento che, piantatosi nel tuo cuore, ogni volta che lui/lei soffre soffre di riflesso, ed è proprio quell’infinitesimo frammento che continua a scalfire il tuo cuore, perché io ti sento dentro, io vi sento dentro, ogni volta, ma mentre allora, quando eravate piccoli, riuscivo a medicare ogni taglietto come ogni solco, oggi non posso far altro che sentire e partecipare la sofferenza…..
ma allora che senso ha, a cosa serve questo meccanismo?
a nulla!
sarebbe stato più coerente impiantare di default una sorta di spugna, capace di attrarre a sé almeno il cinquanta per cento delle sofferenze e delle conseguenze fisiche e mentali di quel che vive un figlio…..
per alleggerirlo quel figlio……
per salvarlo tuo figlio……
quello sì che sarebbe stato utile all’umanità, per preservare le generazioni successive, altro che questo sistema balordo che serve solo a lacerare l’anima materna e le rende inutili e impotenti spettatrici ……