oggi riflettevo sulla parola “empatia”……….
……………. EM PA TI A …………………………………………….
secondo il vocabolario TRECCANI, “EMPATIA” corrisponde alla seguente definizione:
empatìa s. f. [comp. del gr. ἐν «in» e -patia, per calco del ted. Einfühlung (v.)]. – In psicologia, in generale, la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale. Più in partic., il termine indica quei fenomeni di partecipazione intima e di immedesimazione attraverso i quali si realizzerebbe la comprensione estetica.
……….. comprendere lo stato d’animo di un’altra persona e immedesimarvisi in modo da partecipare a ciò che prova, alle sue emozioni, in modo intimo e immediato …..
………………….quindi se il primo soffre l’empatico soffre, se il primo è entusiasta l’empatico è entusiasta………….
……. BELLO!!!……….
questa capacità di EMOZIONARSI insieme ad un’altra persona, di condividerne le emozioni in modo istintivo ed intimo, non è dote comune, quindi incontrare una persona empatica è davvero una gran bella fortuna: sei nel bel mezzo di una crisi, e senza parlare un empatico incrociato per caso nella metropolitana o al bar o dal fruttivendolo percepisce il tuo malessere e inizia a SENTIRE esattamente ciò che tu provi, e, e questo è il bello, non essendo investito direttamente dal tuo problema, dovrebbe essere capace di gestire con maggior lucidità tutto quanto necessario per affrontarlo e, perché no, superarlo…..
…………BELLO!!!………………
…… l’empatia secondo me è affascinante……
non è un sentimento bensì un’emozione, che è una gran bella differenza: a prescindere dal sentimento che prova verso di te, cioè a prescindere dal bene o dal male, dai legami di sangue, dai legami di amicizia, l’empatico ti comprende, ti sente, ti percepisce……. ed è partecipe delle tue emozioni…………………
e nella mia fantasia positiva ti aiuta, ovviamente limitatamente alle sue possibilità, però ti aiuta, perché ti sente, è coinvolto emotivamente ed emozionalmente e non può che aiutarti, altrimenti rischia di restare in quella condizione emotiva dolorosa in prima persona……..
…………..BELLO!!!…………
…………..ti aiuta sua sponte, senza chiedere nulla, senza che tu debba chiedere nulla…….
………….BELLO!!!………….
….farà di tutto perché tu possa star bene emotivamente ed emozionalmente……………..
…………..farà di tutto perché tu possa star bene emotivamente ed emozionalmente?……….
……… certo!!!!!!………….
……… già…………
……………però……… ……..
………….. però .mettiamo il caso in cui contemporaneamente a te, ovvero al tuo malessere emotivo, ci sia un’altra anima in pena esattamente per lo stesso motivo , e che l’empatico sia maggiormente affettivamente coinvolto con l’altra anima, che succede?…….
… …..secondo me l’empatico propenderà verso l’altra anima nonostante abbia “sentito” prima te!………
…………..o no?………
………….. uhm…………… …………
……beh, io credo di si, ahimé……
…………e chissà, forse ci sta pure, come non comprenderlo?
come non avere empatia nei suoi confronti?
e anche nel caso in cui ci fosse un’incongruenza nella sua manifestazione di nonempatia, che fai? gli dici “scusa, ma tu non eri empatico?….
scusa, ma tu non avevi sentito prima me?”……..
certo che no, ingoi e giri pagina….
ovviamente un tantino più provato di prima, però così è e te lo fai piacere…….
…..e però poi ti metti a riflettere su quanto accaduto…….
e ti metti a riflettere sull’empatia e la nonempatia……. o antiempatia, che dir si voglia……
… e alla fine arrivi ad una conclusione, e cioè: se così stanno le cose, se questa è la cruda realtà, se chi sta “soffrendo” deve mettere da parte la propria sofferenza e tirar fuori dal cilindro la propria empatia, ed accettare che l’empatico è empatico nei limiti dei propri interessi, o, per meglio dire, dei propri affetti, è possibile che metta in discussione l’esistenza dell’empatia stessa, compresa la sua….. e se è così, poi c’è il rischio che ….. e la dico napoletanamente per non trascendere….. poi c’è il rischio che il neoempatico arronzi l’empatico!!! e in tutta franchezza, anche questo ci sta, ci sta eccome!!!
n.b.arronzare
da” https://grandenapoli.it/arronzare-un-termine-dialettale-dai-molteplici-utilizzi/
La parola arronzare, in Campania, assume più di un significato, più di una declinazione. Il suo utilizzo generico è però quello di fare qualcosa male e con rapidità, di fretta, in maniera svogliata e senza l’utilizzo di impegno alcuno.
Ma si arronza qualcosa anche quando si arraffa tutto ciò che si può, senza nemmeno analizzare bene cosa si sta davvero prendendo. Quest’utilizzo del termine arronzare si confà anche quando ci si riferisce a una rapina avvenuta e, allo stesso modo, anche di fronte a un banchetto, a delle cibarie.
Quando arronzare viene riferito invece a un individuo, il quale è stato, perciò, arronzato, il termine assume l’accezione di maltrattare. Una persona è stata arronzata quando non è stata trattata bene, quando ci si è approcciati a quest’ultima con bassa considerazione o quando si è arrivati a mandarla via, con scusanti o meno, in rapidità.