tutte le volte che vado a Casa col treno scelgo rigorosamente un posto lato mare, perché ho bisogno di perdermi nella sua immensità e contemporaneamente permettere ai miei pensieri di vagare liberamente, ma cerco sempre di sedermi nel senso di marcia, perché non voglio avere la sensazione di andar via, ma sottolineare la sensazione di andare verso
quando non riesco a trovarlo soffro e, vabbé, ovviamente mi arrangio come posso.
una delle ultime volte che sono salita sul treno, ahimé, l’unico posto lato mare disponibile era nel senso opposto e mi ci sono seduta riluttante, ma raggiunta la zona che costeggia il mare ho scoperto che la diversa prospettiva mi offriva non solo una vista spettacolare, ma anche la possibilità di viaggiare nel tempo, perché quel giorno il mare era pieno di “stelline”!
quand’ero piccola i miei genitori prendevano in affitto un piccolo appartamento in una zona nei pressi di Pozzuoli dove trascorrevamo tutto il tempo possibile. questo appartamentino si trovava in una palazzina antica ed aveva un balconcino che affacciava direttamente sul mare.
all’epoca io soffrivo di una fortissima forma d’asma allergica e quando venivo colta dagli spossanti attacchi di tosse mi era di sollievo uscire fuori al balcone per respirare quanta più aria potessi, quasi a volerla bere, e ricordo che, passato l’attacco, mentre aspettavo di riprendermi del tutto, mi incantavo a guardare il mare e mi perdevo nell’infinità della magica linea dell’orizzonte in cui mare e cielo si fondono in un tutt’uno nonostante la loro indiscutibile ed imprescindibile diversità.
il mare non era mai monotono, aveva sempre qualcosa di diverso da offrire: quando al tramonto era piatto come una tavola, il suo scacquettio tranquillo era la colonna sonora per le danze dei gabbiani in cerca di cibo
ma si faceva ostile quando torturato dal susseguirsi e dall’inseguirsi dei cavalloni
mi affascinava il pensiero che col buio il mare sparisse: prendeva il suo posto un’enorme macchia nera su cui spiccavano in lontananza le luci tremolanti delle lanterne dei pescherecci e l’unica testimonianza che rassicurava la sua presenza restava la sua voce, ora rilassante, ora minacciosa.
Ma ciò che mi dava pura gioia era scoprirlo la mattina quando, completamente investito dal sole, gli restituiva tutta la sua luce col suo prepotente e caldo brillìo abbagliante, e mi piaceva immaginare che in quei giorni ospitasse tutte le stelle scese all’alba dal cielo per ricaricarsi di luce e far compagnia alla luna nelle notti a venire
riscoprire dentro me la purezza di quella infantile gioia infinita nel rivedere le mie stelline marine ha decisamente ricompensato il mancato posto lato mare nel senso di marcia!