“curnuto e mazziato”, ovvero oltre al danno la beffa

ultimamente mi capita frequentemente di essere coinvolta in veri e propri sfoghi di mie coetanee……

…..sarà la fascia d’età, sarà la stanchezza accumulata nel tempo, sarà lo scontro con la realtà, il dover accettare che le favole sono favole e basta…….

…….è una voce quasi corale, caratterizzata sostanzialmente da amarezza, disillusione, delusione…….

……..è triste…….

……..”e poi ti accorgi, o meglio ti confessi, che hai sempre fatto sì che le sue magagne non venissero alla luce……. e ti chiedi perché…….”

…….. ecco cosa mi ha detto qualche giorno fa un’amica……..

…… e poi si è fermata a pensare…….

……. all’improvviso mi ha chiesto “ma secondo te, perché si “copre” una persona che si ama? anche quando si è subito un torto……. anche mentre si è coscienti di subirlo?”…….

e francamente non ho saputo cosa risponderle…….

…… le ho detto “non lo so” e sono rimasta zitta, ferma lì ad aspettare che continuasse a parlare…… o a tacere…………..

…….sperando di riuscire ad esserle utile se non altro con la mia presenza……. per  consolarla……. ….. per farle almeno sentire la mia solidarietà……. il mio affetto…….

 dopo esserci separate, la sua domanda continuava ad occupare tutti gli spazi liberi della mia mente e così non ho potuto fare a meno di soffermarmici su un bel po’ ………

“perché si copre una persona anche quando si subisce un torto?”

bé, ci ho pensato e ripensato, e alla fine  non sono riuscita a rispondermi, anzi, ho aumentato i miei dubbi: mentre chi commette il torto resta immacolato agli occhi degli altri, in qualche modo in quei casi, in quei momenti, chi subisce  e col suo “coprire” si assume tutto il peso di quegli errori  diventa automaticamente il “rigido”, quello che non vuole andare incontro, il “duro”…….

come se invece di averli subiti quei torti li avesse commessi …….

il senso di colpa, la coscienza dell’errore, talvolta la vergogna……. il pudore……

…….tutte queste emozioni ricadono su di lui, diventano sue……

e si tende a non dire, a nascondere, a non raccontare il dolore vissuto in quei momenti…….

tutto l’amaro resta dentro perché non si vuole che gli altri  ”sappiano” …….

ma sappiano COSA? che l’altro non è poi così amabile? che l’altro ha qualcosa dentro così  nascosto da poter essere visto solo da chi lo conosce per davvero?

o in realtà non si vuole ammettere di aver commesso un grossolano errore di valutazione quando lo si è scelto?….. di avere sbagliato? e di conseguenza, pur di non ammettere il proprio fallimento, si preferisce, almeno agli occhi degli altri, fingere che vada tutto bene? …..

……..insomma, si vuol difendere sé stessi o l’altro? qual è il motore di questa scelta?

perché di fatto, agli occhi degli altri,  mentre chi subisce e tace assumendosi la responsabilità dell’evidente distanza, di quell’aura pesante e tesa che grava, risulta l’elemento che crea il contrasto,  l’altra persona, la vera responsabile, resta immacolata e in qualche modo appare la “vittima” …….

resta “pulita”…….

in fondo si capottano i ruoli…..

a Napoli diremmo di quella persona che è “curnuto e mazziato” (traduzione per i non Napoletani: cornuto è colui che viene tradito; mazziato significa picchiato, probabilmente dall’amante della moglie… quindi non solo tradito, ma anche picchiato, da cui “oltre al danno la beffa”)

…….e il dolore raddoppia perché a quello iniziale si aggiunge quello causato dagli sguardi indagatori e dal disappunto di chi non può comprendere non perché non voglia, ma perché non può farlo…..

e non può farlo semplicemente perché non sa, non conosce i fatti…….

i fatti quelli veri, quelli completi……

quelli che sono successi come sono successi e raccontati senza pudore…….. perché gli altri capiscano……

ma perché poi diventa così importante essere accolti dagli altri?

e perché gli altri non riescono ad accogliere il dolore a meno che non gli si racconti tutta la storia?

che bello sarebbe percepire e concedere la solidarietà sine conditio (senza condizioni)…….

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