Archive for the ‘Tratto da’ Category

La descrizione di un attimo – Tiromancino

06/06/2013

La Descrizione di un attimo – Tiromancino – caricato da fragolfra


“ci rivediamo adesso
dopo quasi cinque anni
e come sempre sei
la descrizione di un attimo per me
e come sempre sei un’emozione fortissima”

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“Angelo” – F. Renga

03/06/2013

Angelo – F Renga – caricato da sangiubru18

 

“…e tutto il dolore che grida dal mondo diventa un dolore che scava profondo nel silenzio di una lacrima…”

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Scacco a Dio – Varenne – R. Vecchioni

02/06/2013


“Può un cavallo essere felice? Può. A voi uomini sembra impossibile, perché non potete leggerci dentro. Ma noi non abbiamo ieri e domani, noi abbiamo solo il momento che resta e non passa, quel che è stato non conta, quel che sarà non c’è: ogni frammento, ogni giorno fa parte a sé: ogni giorno di gioia è come eterno ed è quello il nostro segreto.
A voi uomini sembra impossibile, perché non conoscete la verità.”

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Scacco a Dio – velut prati ultimi flos – R. Vecchioni

02/06/2013


“…Ho ignorato i fatti? ho creato una storia? E se fosse? E se l’amore più grande altro non fosse che un immaginare infinito? Lesbia non era Clodia: è stata Clodia al principio poi mai più: ho amato questa mia creatura del pensiero, l’ho sovrapposta al reale, che è svanita, si è cancellata fino a cedere il passo…”

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silenzi

02/06/2013


ingombranti devastanti silenzi squarciano il mio spazio  rendendolo dolorosamente inabitabile…..  (orlypi)

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La torre della solitudine – V. Massimo Manfredi

02/06/2013


(lo scienziato al prete)
“mi dica mio buon amico, come fa a vedere un disegno divino in questo ossessivo monotono alternarsi di nascite e decessi, in questo brulicare di corpi in calore, costretti da un piacere di pochi attimi a perpetuare la maledizione del dolore, delle malattie, della vecchiaia, l’imperversare della guerra, della fame e delle epidemie… E voi monaci che vi rifiutate di unirvi a una femmina in fondo non dimostrate che la perfezione della vita consiste nel rifiutare di perpetuarla, nel ribellarsi al meccanismo che ci spinge a riprodurci prima di morire?”

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Costruire o Piantare – Brida – Paulo Coelho

31/05/2013


…Un testo anonimo della Tradizione afferma che, nel corso della propria esistenza, ogni essere umano può adottare due atteggiamenti: Costruire o Piantare. I costruttori possono dilungarsi per anni nei loro compiti, ma arriva un giorno in cui terminano la propria opera. A quel punto si fermano, e il loro spazio risulta limitato dalle pareti che hanno eretto. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato.
Poi ci sono quelli che piantano: talvolta soffrono per le tempeste e le stagioni, e raramente riposano. Ma al contrario di un edificio, il giardino non smette mai di svilupparsi. Esso richiede l’attenzione continua del giardiniere ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere una grande avventura.
I giardinieri sapranno sempre riconoscersi l’un l’altro, perché nella storia di ogni pianta c’è la crescita della Terra intera…”

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Father forgets

29/05/2013


Tanti anni fa in un libro scoprii uno stupendo brano di W. Livingstone Larned e me ne innamorai subito.
Presi un foglio, copiai il brano, poi presi lo scotch ed attaccai questo che per me è una sorta di manifesto alla porta d’ingresso, così da avere la certezza di poterlo ricordare ogni giorno al solo vederlo.

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oggi, dopo 18 anni, è ancora lì, sicuramente ingiallito dal tempo, ma sempre valido per svolgere la sua funzione, ovvero quella di farmi ricordare che i miei figli (come tutti i bambini e tutti i ragazzi) hanno tutto il diritto di sbagliare ed io(come tutti gli adulti) il dovere sacrosanto di accogliere i loro errori e poi, solo poi, di aiutarli a comprenderli e a non commetterli più.

Nell’educazione dei figli abbiamo una doppia possibilità: o scegliamo di “crescere con loro”, o decidiamo che loro sono “nati già grandi”. 

Io ho scelto di crescere con loro, dal primo giorno che li ho sentiti nella pancia, prima ancora di leggere questo brano, ma si sa, la stanchezza, la ripetitività delle “discussioni”, la maggior difficoltà di “gestione” attraverso la “democrazia”, possono far dimenticare che un bambino deve poter sperimentare e sbagliare per poter crescere, deve poter verificare per fare proprio, metabolizzare, ciò che gli viene insegnato… ha diritto  al tempo necessario per crescere e diventare un Uomo o una Donna in un tempo adeguato.

Credo fermamente che ogni genitore dovrebbe  almeno leggerlo prima di compiere la sua scelta e per questo lo riporto qui


“Ascolta, figlio: ti dico questo mentre stai dormendo con la manina sotto la guancia e i capelli biondi appiccicati alla fronte. Mi sono introdotto nella tua camera da solo: pochi minuti fa, quando mi sono seduto a leggere in biblioteca, un’ondata di rimorso mi si è abbattuta addosso, e pieno di senso di colpa mi avvicino al tuo letto.
E stavo pensando a queste cose: ti ho messo in croce, ti ho rimproverato mentre ti vestivi per andare a scuola perché invece di lavarti ti eri solo passato un asciugamano sulla faccia, perché non ti sei pulito le scarpe. Ti ho rimproverato aspramente quando hai buttato la roba sul pavimento.
A colazione, anche lì ti ho trovato in difetto: hai fatto cadere cose sulla tovaglia, hai ingurgitato cibo come un affamato, hai messo i gomiti sul tavolo. Hai spalmato troppo burro sul pane e, quando hai cominciato a giocare e io sono uscito per andare a prendere il treno, ti sei girato, hai fatto “ciao ciao” con la manina e hai gridato: “Ciao papino!” e io ho aggrottato le sopracciglia e ho risposto: “su con la schiena!”.
E tutto è ricominciato da capo nel tardo pomeriggio, perché quando sono arrivato eri in ginocchio sul pavimento a giocare alle biglie e si vedevano le calze bucate. Ti ho umiliato davanti agli amici, spedendoti a casa davanti a me. Le calze costano, e se le dovessi comprare tu, le tratteresti con più cura.
Ti ricordi più tardi come sei entrato timidamente nel salotto dove leggevo, con uno sguardo che parlava dell’offesa subita? Quando ho alzato gli occhi dal giornale, spazientito per l’interruzione, sei rimasto esitante sulla porta. “Che vuoi?” ti ho aggredito brusco. Tu non hai detto niente, sei corso verso di me e mi hai buttato le braccia al collo e mi hai baciato e le tue braccine mi hanno stretto con l’affetto che Dio ti ha messo nel cuore e che, anche se non raccolto, non appassisce mai. Poi te ne sei andato sgambettando sulle scale.
Bé, figlio, è stato subito dopo che mi è scivolato di mano il giornale e mi ha preso un’angoscia terribile: Cosa mi sta succedendo? Mi sto abituando a trovare colpe, a sgridare; è questa la ricompensa per il fatto che sei un bambino, non un adulto? Non che non ti volessi bene, beninteso: solo che mi aspettavo troppo dai tuoi pochi anni e insistevo stupidamente a misurarti con il metro della mia metà.
E c’era tanto di buono, di nobile, di vero, nel tuo carattere! Il tuo piccolo cuore così grande come l’alba sulle colline. Lo dimostrava il generoso impulso di correre a darmi il bacio della buonanotte. Nient’altro per stanotte, figliolo. Solo che son venuto qui vicino al tuo letto e mi sono inginocchiato, pieno di vergogna.
E’ una misera riparazione, lo so che non capiresti queste cose se te le dicessi quando sei sveglio. Ma domani sarò per te un vero papà. Ti sarò compagno, starò male quando tu starai male e riderò quando tu riderai, mi morderò la lingua quando mi saliranno alle labbra parole impazienti. Continuerò a ripetermi, come una formula di rito: “E’ ancora un bambino, un ragazzino!”
Ho proprio paura di averti sempre trattato come un uomo. E invece come ti vedo adesso, figlio, tutto appallottolato nel tuo lettino, mi fa capire che sei ancora un bambino. Ieri eri dalla tua mamma, con la testa sulla sua spalla. Ti ho sempre chiesto troppo. Troppo.”
W. Livingstone Larned

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