Archive for the ‘Libera…Mente’ Category
La Casa…..
01/09/2019che poi quando ci stai in un posto non ti accorgi di niente, mentre quando sai che non ci tornerai più, che lo stai lasciando, allora lo guardi come quando ci sei arrivata la prima volta, solo che gli occhi sono diversi….
e pure il cuore è diverso…..
quando arrivi scopri tutti gli angoli, quelli belli e quelli brutti…
un po’ ti incantano, un po’ ti innamorano…
un po’ ti disturbano…
poi te li dimentichi, tutti, indifferentemente, ed è come se stessero lì nascosti e non si facessero più vedere….
o forse sei tu che sapendo che li puoi guardare ogni volta che ne hai voglia non ci fermi più lo sguardo…
e poi ad un tratto loro, anche se non l’hai detto ancora a nessuno, loro se ne accorgono, lo sentono che li stai per lasciare, ed è come se ti chiamassero, come se ti chiedessero di accarezzarli ancora una volta….. ….per l’ultima volta…
uno ad uno, all’improvviso, catturano i tuo occhi e contemporaneamente, proprio in quel punto, sotto il balconcino con le piante grasse pendenti, vedi anche tua figlia alle prese con le prime uscite da sola mentre il tuo cuore impazza finché non sai che è giunta a destinazione….
e nella piazza improvvisamente c’è una folla di bici e di spettatori e tu sei lì, sotto il sole cocente, insieme ad una schiera di adulti supervisori e di bambini d’ogni età, e ti imbarchi in una passeggiata a sei ruote, e fra uno sguardo alla strada ed uno ai tuoi figli-compagni, ti godi le campagne dei dintorni…..
per non parlare delle risate e dei gridolini dei bimbi sotto scuola….
anche adesso che è chiusa, la scuola porta sempre in sé il corale grido festante che annuncia l’ultima campanella dell’anno o quella dell’inizio delle vacanze….
lo custodisce per restituirlo ai nuovi bambini il prossimo anno….
ed io pensavo sempre che l’avrei risentito ancora….
e restano sempre tutti lì anche i genitori e i bimbi che si incamminano verso l’uscita e che col loro vociare mi dicono che è ora di pensare che bisogna mangiare ….
restano tutti lì anche se l’anno dopo non saranno più gli stessi….
ma saranno sempre quelli i passi, sempre quelle le voci, sempre quelli i colori….
….ed io pensavo sempre che li avrei rivisti ancora…..
e che dire di loro, le montagne…..
quelle che col mutare delle loro ombre e dei loro colori segnano il passare delle ore…
quelle che scompaiono di notte lasciando in loro vece, rigide come un foglio di masonite nera, solo le proprie sagome, per riapparire al dissiparsi dei colori del buio, seguendo il ritmo della danza della luce, fino a riappropriarsi del tutto della propria tridimensionalità per dar sfogo a un nuovo gioco di nuovi colori nel nuovo giorno appena sorto…. ed io restavo sveglia fino al loro riapparire e quelle volte che gli occhi mi si chiudevano pensavo che domani e poi dopodomani e poi sempre sarebbe nato un nuovo giorno che mi avrebbe emozionato ancora e poi ancora e poi sempre….
e poi ci sei tu, col tuo pungente manto verde, impropriamente velluto allo sguardo, le dolci pieghe che regalano sfumature di verde irripetibili da un pennello…
tu, parete di rimbalzo talvolta di fastidiose monotone voci cantilenanti, talaltra di gioiosi rintocchi di campane festanti…
tu, in cui il mio sguardo ha ritrovato il mondo dopo essermi persa in pensieri di altri mondi, di altri luoghi, di altri volti, di altre voci….
….ed io mai avrei pensato di non poter più immaginare di passare il palmo della mia mano sui tuoi pendii né di non poterti più percorrere in improvvise passeggiate primaverili….
e invece d’un tratto un tonfo al cuore….
…..ed ho iniziato lentamente, giorno dopo giorno, per lunghi interminabili mesi, a portar via gli oggetti e contemporaneamente a fare spazio nel mio cuore per conservarci tutte le voci, le risate, i pianti, le litigate, le corse, i giochi, dei miei figli che crescevano ed anche quelle dei piccoli amici che ti hanno vissuta, che mi hanno dato la voglia di essere, che mi hanno aiutata a crescere, ad essere quella che sono e che amo essere, e tutte le risate con gli amici e i loro sguardi, le loro parole, le loro voci,
…..e le discussioni e le chiacchiere con i miei vicini….
e adesso sono tutti qui, nel mio cuore, nella mia anima, nella mia mente….
e pensare che ero convinta di avere una casa ed una Casa, e che tu fossi la casa….
e invece oggi scopro che di Case ce ne possono essere più d’una, perché è Casa ogni posto in cui lasci un pezzetto di cuore….
e oggi scopro di lasciarne un pezzo anche qui….
oggi scopro che per me sei Casa anche tu….
SUPER PAMACADA
25/07/2019e niente, io comunque sono forte…..
anche se non ho…
io non ho, ma sono forte…
ed è una forza che non si può conquistare con l’allenamento, non servono muscoli, non servono bastoni….
e non c’è arte marziale che tenga….
io sono più forte….
perché è una forza che viene da lontano….
è una forza che nasce da dentro….
certe volte mi fa pensare a Dragon Ball e precisamente alla fusione tra Goku e Vegeta: loro si mettono in posizione, fanno la danza di Metamor e nel giro di tre, quattro passaggi sono belli che fusi e danno vita al Super Saiyan: GOGETA , se ricordo bene….
una struttura imponente, con poteri rafforzati!
BELLO!
incute un certo timore anche il solo vederlo!
ecco, anche la mia forza deriva da una fusione…
il risultato non è evidente come in Dragon Ball, ma la mia forza è anche maggiore perché non è condizionata dal tempo, è perenne!
la mia forza sono le mie sorelle e mio fratello!
e tutto ha origine da mia madre!
e niente, lo volevo dire!
sentivo di volerlo dire che anche se non ho niente, anche se non sono niente, mi sento più forte di un Super Saiyan, perché anche se fuori sono sempre io, mi basta uno sguardo, una telefonata, e divento Super Pamacada, e dovessi mai incontrare Gogeta…. povero lui!!!
LA CAMERA OSCURA
17/12/2017Uhm………………
……..camera oscura……….. ………camera oscura………
scrivere partendo da camera oscura?!? …….ma che razza di punto di partenza è mai questo!
ovvio che il pensiero vada subito alla fotografia, ma io non voglio dirottare i miei pensieri verso quell’ambito: da piccola mi piaceva un casino fotografare, tant’è che mio zio, collezionista dei più svariati tipi di macchine fotografiche, cineprese, proiettori e via cantando, alla mia prima comunione mi regalò una kodak automatica modello nonmiricordoquale ed una gran quantità di rullini e flash, quelli a cubetti, che dopo lo scatto giravano per cambiare lampadina… chissà perché mi affascinava osservare il vetro dalla parte della lampadina bruciata… e chissà se l’uomo che comprò la polaroid al mercatino è riuscito a trovare la pellicola………..
eh, si, da quel giorno e per lungo tempo non so quanti scatti ho fatto, e quanti rullini ho portato a sviluppare…..
certo che ora si è persa buona parte dell’emozione per le foto: scatti, guardi, se non ti piace butti e rifai, oppure fai una decina di scatti e poi deciderai cosa tenere, cosa buttare, ma prima della digitale era tutt’un’altra cosa, tutt’un’altra emozione: andavi dal fotografo, consegnavi e sapevi che, se ti andava bene, dovevano passare almeno un paio di giorni per verificare i risultati, e quando andavi a ritirare non ti eri nemmeno girato per uscire dal negozio che stavi già guardando la terza/quarta foto e scoprivi le sorprese, ed eri felice come quando aprivi l’uovo di pasqua!
non ero assolutamente una gran fotografa, anzi: foto nere, foto mosse, foto bruciate e poi improvviso un tramonto spettacolare, una posa imprevista, un volto non identificabile…..
non ero granché, ma mi divertivo davvero, poi un giorno è arrivato lui e poiché anche a lui piaceva fotografare ed era più bravo (o forse io così credevo) gli ho ceduto il passo….
il primo di una lunga serie di passi ceduti, scelta sballata per cui oggi mi trovo spesso a chiedermi cosa mi piace, chi sono, ma soprattutto dove ho lasciato i fili spezzati quarant’anni or sono, per poter riattaccare tutti i pezzettini di me che ogni tanto trovo sparpagliati qua e là rovistando nei cassetti della memoria, quelli pieni di polvere, che non rivisitavo da tanto tempo perché non trovavo mai il tempo per riordinare me…..
… guidare….
…….anche quello l’avevo ceduto, ma era una rinuncia il cui prezzo era troppo alto, perché mi faceva soffrire troppo, ed un giorno, non so come, forse con prepotenza, mi riappropriai del diritto di alternanza!
….. camera oscura….. camera oscura…….
niente, sta camera oscura non mi ispira proprio nulla, ho anche letto i lavori già pubblicati che ovviamente sono solo spunti da depennare, perché il copia copiella non l’ho mai preso in considerazione, manco a scuola nei compiti scritti, figuriamoci ora….
no, mi sa che questo lo salto…..
…….camera oscura…..
a parte il fatto che la sola idea della camera oscura mi dà un senso di oppressione pari a quello provato quella volta in cui, in piena estate e col palazzo praticamente disabitato, rimanemmo chiusi in ascensore con mamma e papà talmente tanto tempo che ad un certo punto papà, visto che quei pochi condomini che c’erano non reagivano al suono dell’allarme, cominciò a dare dei pugni tanto forti alla porta esterna da farci un buco! io ero piccola ma ricordo ancora il mio sconcerto nel vedere la porta sfondarsi e l’immediato arrivo dei soccorsi: il rumore era stato decisamente forte! e il buco rimase lì per anni…
non ho mai avuto paura degli ascensori, nemmeno dopo questo episodio, ma ricordo il dubbio nel vedere quello del palazzo dove prendemmo casa: una scatola di metallo, ampia da contenere un passeggino gemellare, la porta unica scorrevole quasi a sigillarla una volta chiusa, il mio pensiero andò subito lì: e se si ferma? lui mi disse che in caso di mancanza di elettricità automaticamente sarebbe scesa al piano -2… -2? con una bambina di due anni e mezzo, il passeggino e la spesa?!? meglio non pensarci…
ecco! gira e volta comunque i miei ricordi sono intrecciati, quelli del passato solo mio non riescono a rimanere isolati, il passato condiviso riesce sempre ad infilarcisi in mezzo, ed io vorrei poterlo cancellare, distruggere, annullare, ma con tre figli di mezzo mi sa che rimarrà sempre prepotentemente presente…
…..dovrò rassegnarmici…
…..chissà, forse ci riuscirò quel giorno in cui mi sarò riappropriata di tutti i fili spezzati e riuscirò a creare dei by pass talmente saldi da riconoscermi in qualcosa, costruire qualcos’altro e riportare la serenità nella mia vita e, soprattutto, nella mia mente…..
La funzione dell’Arte
09/12/2017c’era una volta un bambino che si chiamava Luca che sognava mostri e per fermarli li disegnava…
crescendo cercò un nuovo modo di fermare i suoi mostri ed imparò a dargli forma per poterli toccare e passando per le sue mani il macero di carta si trasformava, si modellava e dava vita alle sue Creature, generalmente maschere, tutte uniche, tutte spettacolari, tutte mostruosamente, sentitamente “sue” .
I “mostri” sono, per loro stessa definizione, creature spaventevoli.
ecco come ce li presenta la Treccani nella prima definizione:
“móstro2 (ant. mònstro) s. m. [lat. monstrum «prodigio, portento», dal tema di monere «avvisare, ammonire»]. – 1. a. Essere che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale e come tale induce stupore e paura; è per lo più formato di membra e di parti eterogenee, appartenenti a generi e specie differenti, con aspetto deforme e dimensioni anormali. Nella storia della cultura questi esseri di forme non naturali costituiscono una creazione tipica della mente umana, ora assunti come reali e caricati di significati complessi (soprattutto d’ordine religioso e morale, ma anche fisico), ora presi come simboli di realtà altrimenti non rappresentabili né esprimibili. Largamente presente nelle antiche mitologie, e nelle tradizioni religiose e popolari, il mostro può occupare tanto la sfera del divino o del bene, del positivo, quanto quella del suo opposto, e cioè del diabolico, del male, del negativo: per sua natura si colloca sempre fuori dell’umano e del corso ordinario degli eventi, (more…)
le stelline marine
09/12/2017tutte le volte che vado a Casa col treno scelgo rigorosamente un posto lato mare, perché ho bisogno di perdermi nella sua immensità e contemporaneamente permettere ai miei pensieri di vagare liberamente, ma cerco sempre di sedermi nel senso di marcia, perché non voglio avere la sensazione di andar via, ma sottolineare la sensazione di andare verso
quando non riesco a trovarlo soffro e, vabbé, ovviamente mi arrangio come posso.
una delle ultime volte che sono salita sul treno, ahimé, l’unico posto lato mare disponibile era nel senso opposto e mi ci sono seduta riluttante, ma raggiunta la zona che costeggia il mare ho scoperto che la diversa prospettiva mi offriva non solo una vista spettacolare, ma anche la possibilità di viaggiare nel tempo, perché quel giorno il mare era pieno di “stelline”!
quand’ero piccola i miei genitori prendevano in affitto un piccolo appartamento in una zona nei pressi di Pozzuoli dove trascorrevamo tutto il tempo possibile. questo appartamentino si trovava in una palazzina antica ed aveva un balconcino che affacciava direttamente sul mare.
all’epoca io soffrivo di una fortissima forma d’asma allergica e quando venivo colta dagli spossanti attacchi di tosse mi era di sollievo uscire fuori al balcone per respirare quanta più aria potessi, quasi a volerla bere, e ricordo che, passato l’attacco, mentre aspettavo di riprendermi del tutto, mi incantavo a guardare il mare e mi perdevo nell’infinità della magica linea dell’orizzonte in cui mare e cielo si fondono in un tutt’uno nonostante la loro indiscutibile ed imprescindibile diversità.
il mare non era mai monotono, aveva sempre qualcosa di diverso da offrire: quando al tramonto era piatto come una tavola, il suo scacquettio tranquillo era la colonna sonora per le danze dei gabbiani in cerca di cibo
ma si faceva ostile quando torturato dal susseguirsi e dall’inseguirsi dei cavalloni
mi affascinava il pensiero che col buio il mare sparisse: prendeva il suo posto un’enorme macchia nera su cui spiccavano in lontananza le luci tremolanti delle lanterne dei pescherecci e l’unica testimonianza che rassicurava la sua presenza restava la sua voce, ora rilassante, ora minacciosa.
Ma ciò che mi dava pura gioia era scoprirlo la mattina quando, completamente investito dal sole, gli restituiva tutta la sua luce col suo prepotente e caldo brillìo abbagliante, e mi piaceva immaginare che in quei giorni ospitasse tutte le stelle scese all’alba dal cielo per ricaricarsi di luce e far compagnia alla luna nelle notti a venire
riscoprire dentro me la purezza di quella infantile gioia infinita nel rivedere le mie stelline marine ha decisamente ricompensato il mancato posto lato mare nel senso di marcia!
Il Dolore
20/09/2017capita a tutti di vivere un momento della propria vita nel dolore, un momento che può durare anni o mesi, non importa, e non importa nemmeno da cosa nasca….
il dolore è dolore…
può essere la perdita di una persona, di un animale, di uno stato…..
una perdita…..
il dolore è sempre causato da una perdita, e per perdita non intendo necessariamente morte fisica……
mettiamo, per esempio, che hai perso un amico: sai che quel qualcuno non ci sarà più per te, che è diventato un luogo, uno spazio, un tempo, una dimensione che non ti appartengono più, mai più, per sempre….
non ti piace, ma lo devi accettare, proprio come fosse sceso il velo nero della morte…..
non ti piace, ma lo devi accettare…..
per fortuna, quando viviamo una situazione così drastica, ci salva la nostra parte razionale che ci impedisce, dopo un tempo incommensurabile_perché non lo può stabilire nessuno il tempo che occorre_ di permanere in quel dolore, e ci scappa di ridere, ci scappa di sognare, ci scappa di desiderare, fino a volerlo fare coscientemente, proprio come succedeva prima della perdita, e qualche volta, se siamo fortunati, riusciamo anche a dimenticare di avere un buco nel cuore…..
perché allora, all’improvviso, succede che torna tutto a galla e ci è insopportabile continuare a vivere come fosse niente?
ci siamo solo raccontati bugie?
abbiamo mentito a noi stessi mentre ridevamo, sognavamo, desideravamo?
cos’è quel senso di vuoto e quell’altro di inutilità che premono da dentro fino a voler scoppiare fuori e, quando non ci riescono, implodono e ti lacerano l’anima?
perché il dolore si insinua lieve uscendo da quell’anfratto dove l’avevi chiuso, credevi a chiave, fino a invadere ogni tua cellula?
perché non la riesci a buttare la chiave di quella porta dietro la quale l’avevi bloccato?
possibile che dopo tutto il tempo trascorso, dopo tutte le risate esplose, i desideri appagati, i sogni rincorsi, il dolore sia sempre lì, pronto a farti male, come fosse il primo giorno?
Bleff
17/09/2017
Bleff, giovane stambecco che ha deciso di vivere in solitaria nonostante la sua natura gregaria, quasi un vecchio in ritiro, ogni tanto fa ritorno ai luoghi dove sa che può incontrare il suo branco d’origine.
Avviene all’improvviso, sente che è il momento di raggiungerli, e decide di andare.
E così fa anche stavolta e si incammina baldanzoso pregustando l’accoglienza che riceverà.
Arrivato, però, inizia a guardarsi intorno sconcertato: non c’è nessuno e questa scoperta lo intimorisce.
I pensieri iniziano ad accavallarsi ed è sempre più spaventato, fin quasi a procurarsi un attacco di panico…
Sa bene cos’è il panico, è quel mostro generato dai suoi stessi pensieri che lo mette spalle al muro e non gli consente di essere lucido, e che non riesce a fermare in tempo nonostante sappia di poterlo distruggere esattamente come l’ha partorito e nonostante si sforzi per riuscirci…
……..il cuore all’impazzata, inizia a sudare, le zampe gli tremano… accidenti, eccolo il mostro!
…..“ma dove diavolo saranno finiti gli altri? Che sarà successo? Che siano stati sterminati da un branco di lupi? O semplicemente che abbiano deciso di spostarsi altrove? No! Non mi avrebbero mai lasciato solo!”…..
vorrebbe cercare indizi, trovare risposte, ma non può far altro che restare lì, schiacciato contro la parete rocciosa, unica sponda certa e sicura del momento, in preda a mostruosi presagi di morte e solitudine!
……la solitudine….…
……già, lui vive da sempre solo per sua scelta, per quel suo bisogno di mettersi alla prova e vincere sé stesso, ma mente quando si dice, per convincersene, di poter fare a meno degli altri, perché in realtà il suo vivere ramingo è un bleff, proprio come il suo nome, nome con cui ha dovuto fare i conti fin da piccolo, quando era terrorizzato ogni volta che doveva affrontare i combattimenti per allenarsi alla vita…
….lui, il più possente del branco…. tutti si aspettavano sempre da lui grandi risultati e questo gli impediva di confessare le sue paure, e per questo assumeva quegli atteggiamenti di sfida, fin quasi a diventare uno sbruffone…
….quegli atteggiamenti che lui stesso detestava e che lo avevano spinto ad allontanarsi e vivere la sua vita lontano dagli altri, ma ben cosciente che, per quanto affianco a lui non ci sia stato mai nessuno con cui condividere la scoperta di altri luoghi né una semplice passeggiata, lui ha sempre saputo di non essere mai stato realmente solo, lui ha sempre saputo che il suo branco è sempre stato lì, pronto ad accogliere ogni suo ritorno per dargli la forza di affrontare il prossimo viaggio….
…….ed ora…………
………….tornare e non trovare più le sue certezze, lo sgomenta………..
………come farà a vivere, da adesso, davvero solo?………..
ma’ sta’ senza pensieri…..
30/08/2017e poi li vedi andar via, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, praticamente quasi da subito….
inizia pian piano e quasi non te ne rendi conto….
l’amichetto del cuore, i segreti che si confidano tra racconti sussurrati e risatine sommesse e gli improvvisi seri silenzi se entri…..
e poi le telefonate a porte chiuse anche se fa caldo, o fuori il balcone anche se piove…..
occhi gonfi e rossi per un pianto volutamente non raccontato né condiviso…. le tue braccia non bastano più per consolare torti subiti né paure sommerse…..
…scatti di rabbia che improvvisamente lasciano il posto a scoppi di risate se arriva l’amica giusta…..
il ragazzino che non corrisponde, l’amichetta che ha tradito il suo segreto…..
e gli scherzi telefonici in combutta con gli altri ma a te rigorosamente celati…. anche io li ho fatti, so bene cosa sta succedendo, ma ti reggo il gioco e faccio finta di niente…..
il bisogno di uscire che aumenta, i ritardi nei rientri, i sabato sera, un tuffo con gli amici, e poi i filoni annunciati e quelli non detti, e le corse per prendere il solito treno per non farsi scoprire…..
ma’ vado a suonare, c’è la festa da luca e stanotte dormiamo da lui…. sta’ senza pensieri…..
non torno oggi, restiamo anche domani, anzi no, forse altri due giorni, una grigliata improvvisa al chiaro di luna sulla spiaggia tutti attorno al falò….. ti faccio sapere, ma’ sta’ senza pensieri…..
e … non vengo per pranzo e farò tardi stasera, non aspettarmi per cena….
stanotte sto fuori poi ti faccio sapere se torno domani…. ma’ sta’ senza pensieri….
ma’, non c’era campo, non potevo chiamarti, ma tu perché stai in pensiero.? tanto se succede qualcosa ti chiamano, no? impara a stare senza pensieri! e tu resti lì e… cavolo ma in cinque giorni dieci di voi … ma sti telefoni che li tenete a fare? ….. vabbé ma che lo dico a fare?… ormai sto senza pensieri!….
e tu li accompagni sempre e da sempre con l’auto o col pensiero ad andar nella vita, lontani da te, perché è giusto così, e li vedi andar via e i ritorni sono sempre più brevi finché sono attimi, attimi rubati per caso o per sbaglio o perché gliel’hai chiesto in preda a un bisogno scappato al controllo….
e poi quella chiamata… sapevi sarebbe arrivato il momento ma pesa…… pesa pesante!….. ma è giusto ed è giunto il momento…. ma’ ho deciso, non torno più lì, qua ci sto bene, ci resto per sempre, ti chiamo se posso, sta’ senza pensieri….
ecco, sono andati, sapevi sarebbe successo e tu immaginavi di tornare dal treno dove li hai accompagnati e visti da fuori seduti e già presi da altri pensieri, mano nella mano, o meglio abbracciati, per andare incontro al nuovo domani senza appendici ma insieme, ma guardi ai tuoi lati e non c’è nessuno, e pensi un momento al tuo esser lì sola con un po’ di tristezza e un poco di rabbia, ma non per il loro andare, piuttosto per il tuo restare….
e ti senti dire ho solo me……
ci pensi e felice per loro sorridi, comprendi, ho solo me, è questa la forza, è questo il futuro, reagisci, sei sola e questo ti basta, e ingrani la marcia e cominci ad andare pur senza una meta……
e scoprire qual è, è il tuo pensiero…….
BUONGIORNO MONDOOOOOO!!!!
30/08/2017Oh!!! finalmente!!!
dopo un mese di agonia per gli spostamenti verso destra e verso sinistra, anzi no, verso Sud e verso Nord, la linea ferroviaria non solo è stata riaperta, ma ripristinata in tutta la sua lunghezza, tratto Torre Annunziata/Santa Maria la Bruna compreso! e noi malfidati che, considerati i trascorsi, temevamo di dover attendere il solito tempo indeterminato….
e, magia, hanno addirittura concluso i secolari lavori del 4° binario (che ormai non esiste più perché ce ne sono solo due, ma va bene così, basta che funzionino!) di Piazza Garibaldi! questa davvero è una sorpresa graditissima!
ore 6.00, sono a Napoli e, ripristinato il binario, non devo litigare col personale messo a far da barriera all’ascensore pubblico (?!?) per accedere al piano superiore…
eh si, una volta mi hanno addirittura chiesto un certificato medico che attestasse il mio dolore al ginocchio per farmi passare, altrimenti avrei dovuto utilizzare obbligatoriamente le scale… mi lasciarono passare quando gli risposi che non avrei mosso obiezioni se mi avessero portato in braccio ….
bene, salgo comodamente con la scala mobile, che goduria! ….
mi avvio tranquillamente alla metro, ma i venti minuti d’attesa sono infiniti ed infernali: giornata torrida, alle 5.00 stamattina il termometro digitale sotto casa segnava 28 gradi…. 28 gradi alle 5.00 di mattina!!! e giù, sui binari della metro, se ne sentiranno almeno 35!!! …
per fortuna la metro è preceduta da una ventata che quasi quasi rischi una bronchite, ma stamattina è la manna scesa dal cielo!….
il treno si ferma, non c’è molta gente, a quest’ora mi risparmio l’arrembaggio ai vagoni per conquistare il posto,e qualche sedile resta addirittura vuoto….
è per questo che scelgo di uscire alle 5.00 di mattina ….
il treno parte, arrivo finalmente alla mia fermata, scendo e mi dirigo all’ascensore…..
odio gli ascensori delle metropolitane, fa un caldo tremendo, sembra di non arrivare mai, e la gente si infila fino a farlo scoppiare, ma se sforzo il ginocchio anche per pochi scalini ne pago le conseguenze per tutta la giornata, quindi generalmente faccio prima sfollare e poi salgo… secondo valido motivo per uscire così presto la mattina!…..
sono stranamente la prima e chiamo l’ascensore, ma sopraggiunge un tipo cui credo abbiano vietato, da piccolo, di chiamare l’ascensore, perché decide che la mia chiamata non è sufficiente ed inizia a schiacciare ripetutamente i bottoni di entrambi gli ascensori, e quando gli faccio notare che le spie sono già rosse mi risponde con un convinto “è meglio richiamare” e continua la sua frenetica attività….. vabbé…..
alle 6.00 di mattina la metro è frequentata da gente che va a lavorare, non da turisti né da utenti occasionali …. se sei un utente abituale della metro SAI che quando gli ascensori arrivano al piano i led si spengono giusto quel paio di secondi prima che si aprano le porte…. non puoi non averlo capito….
….. succede ovviamente anche stamattina e il tipo di prima, quello del bottone, inizia ad inveire contro il malfunzionamento delle strutture, la gestione dell’ANM, la manutenzione dell’ascensore, ed in pochi secondi tutti i demoni dell’inferno e i santi del paradiso sono da lui invitati proprio lì a scazzottarsi per bene finché non si aprono le porte….
mentre io cerco invano di rassicurarlo dicendogli “adesso si apre” , una donna dietro di me mi fa “signò, è arrivàta!” e comincia ad avanzare fin quasi a camminarmi addosso…. io, entrando, le rispondo “eh…”, a intendere “ho visto, dammi il tempo di entrare” e lei, stizzita, mi dice ” signò… io non vi volevo spingere ma solo dirvi che era arrivata” ed io ” ed io STAVO entrando”… “signò… ma vuje nun tenite nient ‘a fà?”… le sorrido “si che ho da fare, ma l’ascensore ha i suoi tempi e non è che se voi fate così accelera, tanto vale aspettare con calma”, sperando che la cosa sia finita, ma lei sentenzia convinta “ennò! signò, oggi… s’adda fà… accussì!” … “è sbagliato…” le rispondo sorridendole… lei non gradisce, è impaziente, fa un grugnito e appena la porta si apre si precipita a correre come una forsennata….
la guardo andar via chiedendomi se sia cosciente del suo stato, ma giusto pochi secondi, perché mi rituffo nel pensiero della frescura collinare che immagino mi aspetti un piano più su, esco dalla stazione, ma con gran delusione scopro che fa un gran caldo anche lì….
è presto, decido di godermi almeno il silenzio, trovo una panchina e inizio a scrivere, ma ben presto comprendo che i Vomeresi ormai sono rientrati e che la pace estiva che ha fatto sì che chi restasse in città potesse sentirsi in vacanza è bella che finita…
non c’è proprio traffico, né folla pedonale, ma il movimento e il rumore di fondo trasformano in miraggio anche il silenzio…..
BUONGIORNO, MONDOOOOOOO!!!
GLI AMANTI
26/08/2017Quella sera Lei era sola, come da un po’ spesso accadeva……
…..chiuse il portatile ed automaticamente, come sempre, alzò lo sguardo e iniziò a contemplare la riproduzione de “Gli Amanti” di Magritte che era sulla parete di fronte, proprio sopra il loro letto, da quando Lui gliel’aveva regalata, un giorno lontano nel loro tempo e nel suo credo.
“Tra mille volti di donne coperti e i miei occhi bendati il mio cuore saprebbe trovarti”.
Così diceva il bigliettino che accompagnava la riproduzione e Lei si era persa in Lui.
Lei tanto amava quell’immagine, tanto ne era turbata: Lei sapeva cosa c’era sotto il suo velo, era certa di sé stessa e di quel che diceva…
Lei ERA!
… così come credeva di sapere anche ciò che c’era sotto l’altro velo, ma sapeva anche che il mondo è abitato da alcuni che SONO, da altri che APPAIONO, e da altri ancora che si raccontano di Essere perché non si fanno troppe domande finché non si trovano di fronte a LA prova.
Spesso chi APPARE è talmente ben mascherato da sembrare che SIA…
e così sembra finché non si forma una crepa: è lì il bivio di chi crede di ESSERE:
scegliere di non vedere la crepa e scoprire in realtà di APPARIRE, oppure, per non disconoscersi e confermare di ESSERE, pur nel timore di ciò che può vedere, pur nell’orrore di quel che può soffrire, pur nella coscienza di ciò che può accadere, guardare attraverso la crepa?
L’esitazione durò solo un attimo, anche se quell’attimo era durato fin troppo a lungo….
Lei sapeva chi era, Lei ERA!
… riaprì il computer e contemporaneamente rialzò gli occhi verso gli Amanti e subito dopo andò a guardare la crepa e alzò il velo, e scoprì che era solo una forma
e Lui sparì nel nulla…